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Lettera aperta al Ministro per la Funzione Pubblica

Dott. Filippo Patroni Griffi

Gentile Signor Ministro,

nell'occasione della sua visita, prevista domani a Potenza per un importante convegno dei Lions, desidero esprimerle il benvenuto del Consiglio regionale nella terra dove ella in passato ha ricoperto importanti incarichi nell'ambito della giurisdizione. Non le sfuggirà che questo evento cade in un momento molto particolare, soprattutto in ordine alla vicenda del riordino delle Province, che desta preoccupazione e disagio in entrambe le storiche Province di Potenza e Matera ed in un popolo serio e laborioso.

Un popolo, quello lucano, che sa discutere, ragionare e protestare civilmente, come accade domani a Melfi a causa della soppressione del tribunale in un'area per molte ragioni particolarmente sensibile ai temi della sicurezza pubblica e della legalità. Così come accadrà domenica a Matera, dove tutti i Consigli comunali ed il Consiglio provinciale si riuniranno per esprimere il proprio disappunto per la decisione assunta dal governo, ed attualmente all'attenzione del Parlamento, di sopprimere la Provincia di Matera.

A queste manifestazioni parteciperò non "per buttare la palla in calcio d'angolo", o per sottrarmi ad una doverosa assunzione di responsabilità nel processo di risanamento della finanza pubblica del nostro Paese in un momento di grave difficoltà come quello attuale, ma per ribadire con rigore e serenità le ragioni dei lavoratori che vedono incerto il proprio futuro, dei professionisti che vedono messa in discussione la propria funzione e soprattutto dei cittadini e dei consumatori che temono di perdere servizi essenziali e di non poter esercitare diritti fondamentali.

In Italia siamo giunti in ritardo e con qualche confusione di troppo alla consapevolezza della necessità di un riordino delle funzioni e della presenza dello Stato e degli stessi enti locali, passando da un federalismo troppo proclamato e male attuato ad un neocentralismo senza progetto, con il rischio che talvolta il rimedio possa risultare peggiore del male.

Il riordino delle Province, così come proposto ed attualmente in discussione in Parlamento, ne è un esempio. Non sappiamo quanto sarebbe stata utile la soppressione di tutte le Province, poiché non si possono sopprimere le funzioni, i servizi e il personale che vi attende, ma certamente una decisione (con le necessarie implicazioni costituzionali) generale e di sistema sarebbe stata più comprensibile e forse anche più accettabile dall'opinione pubblica.

La strada scelta di utilizzare criteri apparentemente oggettivi per arrivare alla riduzione con accorpamento delle Province (per non parlare delle eccezioni, che anche in questo caso, secondo una tradizione italica, ci sono), può risultare una furbizia inutile, se non addirittura dannosa, poiché non quantifica il risparmio (e forse non ce ne sarà) mentre oltretutto vi sono stati e sono tuttora in corso tagli di spesa che incideranno purtroppo su servizi essenziali (dalla gestione delle scuole alla sicurezza sulle strade). Tagli fatti peraltro in maniera "lineare" senza i necessari criteri o l'adozione di costi standard equi e ragionevoli.

Le ragioni di questa scelta lei le ha candidamente comunicate in questi giorni in tv: la soppressione generalizzata delle Province avrebbe a suo dire determinato un aumento, più che una riduzione dei costi, cosa probabilmente vera, ma non certo per i differenti regimi contrattuali tra i dipendenti dei diversi enti, come lei sostiene.

Il vero risparmio sarebbe invece determinato dalla conseguente riduzione degli uffici periferici dello Stato (Prefetture, Questure, comandi militari, Inps, Inail, Agenzia delle entrate, Agenzia del territorio ecc.). Ma se il problema vero è questo, lo Stato avrebbe potuto puntare su una migliore e meno costosa riorganizzazione della sua presenza sul territorio, anche in ordine alle caratteristiche delle diverse aree e con particolare attenzione ai presidi di legalità e di sicurezza. La soluzione adottata invece finisce per far riapparire, proprio mentre abbiamo appena finito di celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia, antiche rivalità e conflitti localistici che rischiano di riportare indietro di cent'anni l'Italia. Senza peraltro capire che le tradizioni e identità dei municipi, delle contrade e delle province italiane, se giustamente valorizzate costituiscono la ricchezza del nostro tessuto democratico.

Il vero papocchio di questo modello di riorganizzazione è la coincidenza di tre Regioni (Basilicata, Umbria e Molise) con le uniche Province rimaste, che potrebbe generare sovrapposizioni e contrapposizioni dannose. Abbiamo appreso dal Corriere della Sera che lei ha definito "geniale" il tentativo nobile del Consiglio regionale di considerare, in via del tutto subordinata, l'ipotesi di una provincia unica con sede a Matera attestando i principali uffici dello Stato nella città capoluogo di regione, addossando la responsabilità del fallimento di questa ipotesi unicamente al sindaco di Potenza. Mi permetto di osservare che forse lei avrebbe fatto bene a convocare il presidente della Regione, i presidenti delle due Province, i sindaci delle due città capoluogo per verificare, valutare ed affermare la validità di un simile percorso, evitando così le attuali preoccupazioni e pulsioni derivate anche da una legge che scarica troppe responsabilità sui due capoluoghi.

Sono certo che le istituzioni e la società lucana sapranno ancora una volta difendere l'unità regionale, nel rispetto delle differenti posizioni politiche e con la capacità di tutelare tutti i territori, a cominciare da Matera e dalla sua provincia. Un'azione che certamente sapranno mettere in campo tutti i nostri parlamentari in sede di esame del decreto.

A questo punto della vicenda non posso non ribadirle, interpretando le posizioni espresse dal Consiglio regionale della Basilicata, la necessità di una riconsiderazione della scelta fatta dal Governo nell'imminente iter parlamentare, affinché non ci sia coincidenza dei territori provinciali e regionali, e che quindi siano salvaguardate le due Province di Potenza e di Matera, così come è scritto nel primo punto del deliberato del Consiglio regionale del 16 ottobre 2012 ed auspicato anche dai gruppi consiliari che hanno espresso un voto differente in quella sede.

Ogni altra ipotesi allo stato è prematura. Ci auguriamo che le decisioni del Parlamento siano logiche e coerenti sia nelle formulazioni legislative sia nel ridare funzioni e capacità decisionali alle Regioni, che potrebbero ben decidere, in un'ottica realmente federalista e nel rispetto delle poste finanziarie attualmente assegnate alle due Province, una riorganizzazione dell'intero sistema di governance regionale. Così come ci auguriamo che in ogni caso la presenza dello Stato, delle sue funzioni, dei suoi uffici periferici venga analizzata e ridefinita nell'ambito di un percorso di cooperazione, collaborazione e condivisione tra il Governo, la Regione e il Consiglio delle autonomie locali, considerando sicuramente la necessità del contenimento della spesa ma anche l'esigenza di assicurare la migliore e più efficace organizzazione dei servizi sul tutto il territorio.

 

Vincenzo Folino

Presidente del Consiglio regionale della Basilicata

 

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